La Memoria di Dino Buzzati

La memoria è un prodigioso strumento di redenzione e con altrettanta efficacia di perdizione. Sia utilizzata nel ricordare, sia nel dimenticare, il nostro disco rigido può fare la differenza tra una vita felice ed una rancorosa.
Ma questo mirabile vocabolo, se utilizzato nella sua accezione più ampia, quella di strumento di suggestione, di scrigno di conservazione del tempo, diventa una fantastica macchina per viaggiare indietro, per tornare, o ritornare, in un passato conosciuto o tutto da scoprire.
Apro cosi le pagine di un affascinante volume del mai troppo ricordato Buzzati e trovo la scheda di prestito della biblioteca. Nomi e date in una successione congelata a quegli anni. Attimi di vita solo immaginata che mi colpiscono come e più dei racconti del volume.
Che fare? Come perseguire questo ardito traguardo? Come cavalcare l’onda lunga del tempo e viaggiare a quei momenti, a quelle voci, a quelle vite? Proprio nei giorni in cui si ricordano i dieci anni del terremoto d’Abruzzo, coltivare la memoria non è semplice esercizio, ma ancora per il futuro.

Grazie alla biblioteca comunale di Villarbasse

Lucia cosa dicono i tuoi occhi?
Senti la voce dei tarocchi?
Parli con il vento
E ascolti il suo tormento?

In quell’inverno ottantadue,
Poco dopo l’asinello e il bue,
Sfogliasti queste pagine narrate
Ricche di vicende rare e storie inventate.

Ricordi Rita? La conoscevi?
Stava accanto a dove tu vivevi?
Magari eravate amiche,
Poco più che conoscenti o molto legate.

Pare che lei risieda lontano
In un luogo dove arriva solo l’aeroplano,
Ma anche il suo profumo risuona in questo volume
Dense volute come ali di leggere piume.

In paese si dice che Carla avesse litigato
Proprio con Luisa la lettrice dell’ottobre variegato.
Non è detto sia andata cosi. Può darsi si parlino ancora
E s’intrattengano ora dopo ora.

Quanto poco leggono i maschi!
Sempre dietro al calcio, ai motori e ad altri impiastri.
Pochi nomi, danza muta e silenziosa:
Enrico, Andrea, Niccolò e qualche iniziale speranzosa.

Quel cromosoma differente
Troppo distratto per ascoltare i richiami della mente,
Concentrato più verso il basso
A dare retta a quel peduncolo gradasso.

Certo, poi quando eccelle,
Il maschil intelletto fa faville!
Non si perde in chiacchere da cortile,
Perché razionale è sempre il suo pensare.

Il diciotto è il Racconto di Natale,
Ma Paolo lo lesse a Carnevale,
Arrotolato nella coperta calda
Con la neve che scendeva lenta.

In quell’anno in cui un aereo atterrò sulla piazza Rossa
Si chiuse il maxiprocesso,
Windows mosse i primi passi,
E gli U2 del rock divennero assi.

Con il passare degli anni cambiò la destinazione
Di scaffali, libri, prestiti e persone.
La biblioteca trovava nuovo splendore
In sale ricche di bibliofilo ardore.

Di Giovanna non ci sono tracce evidenti
Rideva forte, dietro quelle lenti.
Suggestioni di fine millennio entrarono nella sua vita
Creando percorsi di memoria infinita.

Si perse tra le pagine dei racconti
Costruendo vie, strade e ponti,
Imparò a viaggiare con la fantasia
E alla fine decise di andar via.

Chiara lesse Buzzati velocemente,
Che della riconsegna non v’è traccia, niente.
Roberta lo riprese dopo quasi due anni
E si perse tra le sue trame, pure mentre stendeva i panni.

Il musicista invidioso non ha segni di apprezzamento,
Mentre altri fino a tre: cerchio, tratto, punto elenco;
Era il preferito di Elena che lesse d’un fiato
Dal primo all’ultimo l’intero narrato.

In questa scheda che è un po’ matriosca
L’ultima di cui si fa menzione è Francesca:
Seduta sull’autobus sentiva sulla pelle
Anche Una cosa che comincia per elle.

Vite vissute, gioie e dolori,
Bianco e nero o mille colori
Del tempo passato puoi fare un intreccio
Portato fin qui da un soffio di Libeccio.

Sessanta racconti, una lettera d’amore,
La grandezza dell’uomo e il suo disonore.
Due pesi due misure
Il controllo di tutte le paure.

Che la memoria conservi il ricordo
Per chi ascolta e per chi è sordo:
Ogni persona può lasciare un solco del suo passaggio
Che della vita può essere solo un assaggio.

Ascolta anche il silenzio più nascosto
Un racconto può esservi riposto,
Trame mai scontate,
Ordito di vite vissute.

Pubblicato da grammaticadellafantasia

“Se avessimo una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare” Novalis (1772-1801) Grammatica della Fantasia è un omaggio a Gianni Rodari, alla sua capacità di capire chi ascoltava e inventare storie che potessero conquistarlo. Essere un alchimista della parola è possibile anche in questo mondo fatto sempre più di immagini, di forma, di apparenza. L’obbiettivo e ampliare il proprio orizzonte attraverso “la carica liberatoria della parola” che diventa carburante e mezzo di trasporto verso la concretizzazione dell’immaginazione.