LA PARTENZA

La partenza per le vacanze estive era un rito propiziatorio che incominciava diversi giorni prima. La chiusura delle fabbriche del nord decretava la famosa migrazione di ritorno verso il luogo natio, verso la vera casa, lasciata per necessità. Bagagli più grossi dell’auto che si aveva a disposizione trovavano posto anche fuori della suddetta. Era una gioia partire pur sapendo che il luogo di arrivo era ogni anno lo stesso. Proprio per quello c’era euforia, gioia e fretta di partire che spesso si finiva di lavorare il venerdi pomeriggio e la notte, già ci si metteva in viaggio.

Centinaia di utilitarie FIAT percorrevano la penisola tutte in un’unica direzione. Eravamo i fortunati, quelli motorizzati che potevano decidere quando partire senza dover soggiacere all’orario del treno. Oggi abbiamo molte possibilità e spesso ci troviamo a discutere su dove andare, senza ricordare che la felicità può non essere la meta esotica, ma il ritorno a casa.

LA PARTENZA PER LE VACANZE

La partenza era programmata
Con precisione geometrica.
Bagagli sistemati dentro e fuori
Sul portapacchi coi contro fiocchi.

Panini e acqua in vetro
Cuscino per me che mi stendevo dietro.
Con lo scendere della sera
Iniziava l’avventura
Sulla nostra 127 verde pisello
Che a me pareva un vero gioiello.

I sedili di finta pelle decorata,
Marrone trapuntata
Le gambe fuori dai calzini corti
Sudavano e si appiccicavano come contrafforti.
Giovanile fortezza vacanziera
Verso la scoperta della vita vera.
Lunghe ore passate in viaggio,
Papà alla guida verso il miraggio
Del ritorno al paese natio
Dopo un inverno di freddo e oblio.

Si ritrovavano gli affetti:
La zia, la nonna e i cuginetti
Ad ogni giro un po’ più cresciuti,
Ma sempre affezionati.
C’era il giro dei parenti:
Ad ogni sosta mangiavi a quattro palmenti:
Giusto una cosetta, diceva la cugina
E poi usciva col la pasta fatta in casa che ti irretiva.

Si saliva sul monte a respirare l’aria fresca,
Si scopriva qualche giovanile tresca.
Capitavi da Tobia per la torta sul testo
Il gelato e tutto il resto.
Giocavi fino a tarda sera
Col brusio delle chicchere che raccontavano della primavera.
Di quella passata e di quella a venire,
Nostalgia, sempre, e voglia di restare.

Adesso mi chiedono se non mi annoiassi.
Tutti gli anni gli stessi posti,
La stessa gente, le stesse cose.
Dopo un po’ appassiscono anche le rose.
Io ho quasi compassione
di questa gioventù senza tradizione,
Senza ritorno a casa
Senza lista della spesa.
Poter andare un po’ ovunque
Sentendosi uno qualunque,
Non avere il calore del ritorno
Solido ad ogni spuntare del giorno.

Così provo a raccontare
Quel consueto viaggiare
A beneficio di chi non avrà la possibilità
Di conoscere la familiarità.

Pubblicato da grammaticadellafantasia

“Se avessimo una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare” Novalis (1772-1801) Grammatica della Fantasia è un omaggio a Gianni Rodari, alla sua capacità di capire chi ascoltava e inventare storie che potessero conquistarlo. Essere un alchimista della parola è possibile anche in questo mondo fatto sempre più di immagini, di forma, di apparenza. L’obbiettivo e ampliare il proprio orizzonte attraverso “la carica liberatoria della parola” che diventa carburante e mezzo di trasporto verso la concretizzazione dell’immaginazione.